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Il mondo è andato in pausa


Ricordo bene, all’inizio, qual era la sensazione che mi pervadeva: sentivo di essere sull’orlo di un capovolgimento: come quello che devono provare i granelli di sabbia dentro

una clessidra, che giunta al termine del suo tempo, venga ribaltata per iniziare a contarne di nuovo. Il tempo, questa strana dimensione, che alcuni dicono esser solo illusione, ad un tratto ha subito un rallentamento, quasi una fase di sospensione, in cui era palpabile la sensazione di incertezza.


Si è creato d’improvviso uno spazio vuoto, che ad alcuni, abituati al fare ed a misurare con esso il loro stesso valore, ha creato inquietudine. Così si è cominciato a colmarlo questo spazio vuoto: facendo pulizie profonde, mettendo mano a cassetti dimenticati e vecchie cianfrusaglie, che in fondo, chiedevano solo di essere ringraziate e accompagnate verso la loro ultima dimora. Si è preso coscienza dello spazio in cui si abita, che in una vita cosiddetta normale, dovrebbe essere il luogo in cui trovar rifugio per ritemprarsi e sentirsi al sicuro e protetti. Qualcuno ha apprezzato la propria dimora, che si è resa guscio protettivo, altri purtroppo l’hanno vissuta come una prigione, con tanto di carcerieri e carnefici, agognando la fuga.

Si è creato d’improvviso il silenzio: strano davvero, specie la notte; un silenzio che aveva un corpo, uno spessore, palpabile, come un foglio sottile che avvolgeva tutti i rumori del giorno, che solo fino a poco tempo prima erano assordanti e provenienti da tutte le direzioni. Per alcuni questo silenzio è stato sinonimo di solitudine, di vuoto e tristezza, per altri è stato l’occasione di sentire il rumore del proprio respiro, il cinguettio degli uccelli, il ronzare di api;


queste creature, hanno continuato imperterrite a svolgere il compito che è stato loro dato, esistere e fecondare il cielo e la terra. Ora sì che li si poteva apprezzare, solo ogni tanto il loro canto veniva rotto dalle sirene delle ambulanze.

Alcuni tra gli esseri umani, temendo il vuoto del silenzio, hanno sentito il desiderio di riempirlo di musiche e canti, che rimbalzavano di balcone in balcone, tale era forte la paura di non sentire più nulla, mista al desiderio di poter comunicare, nonostante la distanza imposta.


Per molti c’è stato purtroppo anche il tempo di un addio non consumato oppure vissuto con tanta angoscia, fatto di una separazione brusca dagli affetti e dalle cose, l’opposto certo di come ci si aspetta di poter concludere il proprio percorso qui sulla terra.

C’è stato infine lo spazio per tante parole, tanti numeri, un’infinità di numeri, ma che in fondo ripetevano il solito schema, con il solito scopo: riempire uno spazio-tempo di attesa, giacché non si sapeva come sarebbe stato, perché in divenire e incontrollabile.



Fortunato è stato chi aveva già ben allenato i propri sistemi di sicurezza interiore, in tempi diciamo non sospetti e ha potuto far fronte a questo periodo, ritirandosi in sé stesso e aprendosi all’ascolto interiore, cercando di nutrire il proprio nucleo più profondo, facendosi zattera in un mare in tempesta, guardando all’orizzonte, ciò che stava accadendo con un certo distacco, ma con il cuore ricolmo di compassione e con l’anima poggiata sulle ali della Fiducia che l’universo voglia sempre il meglio per i suoi figli.


Nel “tempo sospeso” abbiamo tutti, io credo, imparato qualcosa nel bene o nel male. Lo spirito di solidarietà di molti ha fatto sì che ci si unisse nello sforzo comune e abbiamo assistito anche a molti atti di generosità e di condivisione del proprio sapere. Non sono mancati neppure gli eroi di questa battaglia, che con il loro instancabile impegno hanno combattuto in prima linea e tutt’ora continuano a farlo. Lascio a voi completare la vostra personalissima lista, ma fatelo, ve lo consiglio: rimarrete sorpresi di quanto avete imparato.

Ora si avvicina il tempo del riavvio, verso una normalità che avrà connotazioni ben diverse rispetto a quanto prima consideravamo tale. E’ però un’occasione questa, che non dobbiamo lasciarci sfuggire. Possiamo portare con noi quello che abbiamo appreso nella fase precedente. Dobbiamo imparare anche a cavalcare questa nuova onda, non facendoci travolgere dalla smania di riprendere per forza con i ritmi che avevamo prima. Forse può esistere per tutti un nuovo ritmo, meno affannato, e scandito da qualità positive, fatto di rispetto reciproco. Può esistere una nuova economia relazionale, basata più sulla condivisione, sulla qualità che premia l'impegno e la cooperazione tra individui nel rispetto del pianeta che ci ospita e non sull’accaparramento e sull'ingordigia.

Ricordiamoci dei cieli e dell’aria pulita, dei delfini che sono tornati ad abitare i porti, di questa terra che ha forse gioito della nostra messa in pausa. Riprendiamo in mano le nostre vite con maggior responsabilità, a partire dalla nostra salute e dalla nostra consapevolezza, sapendo che questa la si costruisce ogni giorno, solo con dedizione costante.

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